Ovvero: botta-risposta immaginario con l'articolo di M. Cubeddu "Ragazze in shorts, vi siete viste?" (Il Secolo XIX, 01/07/2013)
Qualche settimana fa ero a Roma, per lavoro. Trascorrevo la pausa pranzo a Villa Borghese, sdraiato su una panchina. Quando, a un certo punto, sono stato travolto da una nube di “quartine” in shorts. Con “quartine”, a Roma, si intendono quelle di quarta ginnasio, cioè quattordicenni. Era appena finita la scuola. E le strade si sono riempite di ragazzine di 2a e 3a media. Non solo in shorts, ma anche in “minishorts” (il jeans arrivava molto più in alto della fine dei glutei). Alcune si toglievano le magliette e restavano in reggiseno. Altre, con le magliette bagnate per i gavettoni, il reggiseno non lo indossavano.
Orrore, orrore! Ma dov'è il problema?
Qualche giorno fa ero in Sardegna, in giro per paesi molto piccoli. Anche lì, ragazzine, giovanissime, con una parte consistente di chiappe in vista. Sono rientrato a Genova, per una rimpatriata con la mia classe delle medie. Non vedevo i miei compagni e le mie compagne da più di 10 anni. Siamo andati a bere qualcosa nei vicoli. Straripavano di minishorts.
Ripeto: e quindi? Sarò strana io, ma non vedo nulla di male in una ragazzina in pantaloncini.
Ho chiesto alle mie compagne (non esattamente bigotte): da donne, erano perplesse.
Comportarsi da bigotti e trincerarsi dietro un «non sono bigotto». La scusa più antica del mondo.
Secondo una di loro “non possono lamentarsi se poi le stuprano”.
Tirare il sasso e nascondere la mano: dire «un mio amico/a mi ha detto». La scusa più antica del mondo, parte seconda. Era vecchia già quando leggevamo le domande idiote sulla posta del cuore di Cioè. E comunque, per assurdo, in base allo stesso principio, anche uno stupratore che finisce in galera non dovrebbe lamentarsi se poi lo pestano...
Ovviamente, non esiste e non deve esistere nessuna giustificazione o attenuante per azioni tanto barbare. La violenza sulle donne è disgustosa.
Per la serie «diciamo tutto e il contrario di tutto, tanto nessuno se ne accorge»...
Anche se, personalmente, penso che femminicidio sia una parola idiota. Ogni omicidio è un omicidio. E dovremmo condannarlo senza ricorrere a ridicole discriminazioni di genere.
Ridicolo mi pare il tentativo di squalificare il concetto di genere nelle discriminazioni. Mettiamo in chiaro una cosa: se un uomo mi rapina e parte un colpo di pistola è un conto, se il mio ex-compagno mi fa del male perché non accetta la fine della nostra storia è femminicidio, se un uomo mi violenta e mi uccide è femminicidio. Fattene una ragione.
Inoltre, anche se impopolare, bisogna dirlo: spesso, le violenze domestiche nascono da situazioni in cui, donne con scarsa personalità, si legano a zotici della peggior risma. Più che una questione di genere, mi sembra una questione di mancanza di strumenti culturali.
E su quale ricerca e quali dati si basa questa bella idea della violenza come figlia dell'ignoranza e dell'incultura? Lo sanno tutti che nelle famiglie colte e benestanti queste cose non succedono, già già. E più che di scarsa personalità, da guardare con commiserazione, il problema è di scarsa autostima, temo.
E, pur prendendo le distanze da ogni inqualificabile molestia, la questione rimane: perché le ragazzine si vestono così da sgualdrine?
No, la questione è: qual è il limite di centimetri di carne scoperta oltre il quale si diventa sgualdrine?
Nessuno dei miei amici si fidanzerebbe con una che si veste così.
O forse, nessuna di quelle ragazze si fidanzerebbe con i tuoi amici. Vista la vostra età e vista quella delle "quartine" che prendi come spunto, tra l'altro, in un'ipotetica relazione ci sarebbe un quid di pedofilo...
E nessuna delle mie amiche si vestirebbe così.
E quindi? Le tue amiche determinano cosa è giusto e cosa è sbagliato?
Non si tratta di moralismo.
Di nuovo...
Personalmente, sono grato a questa moda. È un piacere vedere tutte queste Daisy Duke (chi guardava “Hazard” non può aver dimenticato) girare per le città.
Ma non avevi appena fatto capire che non ti piacevano? Insomma, deciditi...
Ma non capisco perché una ragazzina dovrebbe voler apparire in questo modo. Cosa pensano di ottenere?
Forse a qualcuno non è chiaro che una ragazza/donna non mira costantemente a "ottenere qualcosa". Magari vuole solo vestirsi come le pare.
Le donne, nel mondo, ancora orrendamente fallocratico, stanno accrescendo la loro influenza. Esistono differenze biologiche e di genere che esaltano entrambi i sessi e non sono in contrasto con il successo, la serietà e le capacità delle donne. Che, anche in Italia, acquisiscono, forse troppo lentamente, una maggiore affermazione sociale.
Un modo carino per dire «lasciate le cose come stanno, non combattete lo status quo e trovate la vostra realizzazione in qualche altro modo». Forse non mi è chiaro.
Oggi impazzano le campagne per la parità. Alte cariche dello Stato si sono indignate per le parole di Franco Battiato, volutamente travisate dai media: troie in parlamento.
Ci mancava che non tirasse in mezzo Battiato...
Un giudizio politico impugnato da chi, forse, ha la coda di paglia. Non è con il sensazionalismo che cambieranno le cose. La fine delle discriminazioni passa per l’esito di battaglie di lungo periodo, fragili processi storici e fasi di transizione, che muovono da basi profonde. Il primo motore dell’emancipazione femminile, più che la montagna fumante di reggiseni bruciati in piazza, è stata la salarializzazione della Seconda Guerra Mondiale.
Ecco, la suggerisco io una battaglia: fare sì che una donna possa vestirsi come diamine le pare senza essere per questo considerata una donnaccia, una suora, una figa di legno o chissà che altro. Anche sul posto di lavoro, peraltro.
Ma, almeno parte del proprio destino, è data da scelte individuali.
Torniamo velatamente a «se la vanno a cercare», deduco... PS: complimenti per l'uso creativo della punteggiatura.
Siamo così convinti che mettersi il velo sia prigione e i minishorts siano libertà?
No, non lo siamo (infatti questo l'hai detto tu), ma forse la libertà non dovrebbe passare dalla pelle coperta o scoperta.
Siamo convinti non esista una via di mezzo in cui milioni di donne si trovano perfettamente a loro agio?
E immagino che li conosca tutti tu, questi milioni di donne, per sapere come fanno a trovarsi a proprio agio.
Fin da giovani si può decidere chi si vuole diventare da grandi. Care quartine, a voi la scelta: life is short(s).
Il tocco di paternalismo finale, con tanto di gioco di parole vieto e banale. Evviva!