Il bello della scrittura è che mette in comunicazione persone che altrimenti non si conoscerebbero mai. Una forma di globalizzazione esiste già da sempre, ed è quella che unisce esperienze, condizioni e epoche diversissime. Quello che io penso è quello che altri hanno detto, scritto, cantato o recitato prima di me. Quello che io dirò o scriverò sarà fatto proprio da altri che verranno dopo, e così via... è il lasciapassare per l'immortalità, in un certo senso. E anche un modo per essere un po' meno soli al mondo. Per questo ho un rispetto profondo per le parole degli altri. Le ascolto, le seziono, le ricompongo, alcune le faccio mie. In ogni caso, le medito. Attaccherei a un muro i patiti degli aforismi della domenica, quelli che tirano giù dal web citazioni di opere che non hanno mai sentito neppure nominare solo per fare gli intellettualoidi e darsi un tono. Che bisogno hai? Piuttosto di' due cose soltanto, ma che siano state vissute, assorbite.
Tra le parole altrui che più mi hanno segnata non ci sono solo passi di libri, ma anche versi di canzoni (anche di cantanti che non mi piacciono, tipo Zampaglione), frasi tratte da film, battute fulminanti di professori del liceo che mi hanno fatto ridere o riflettere. Ne metto qui alcune, per onorarle.
«Io non gli espressi mai il mio amore a parole; ma se gli sguardi hanno un linguaggio, il più grande idiota avrebbe capito che avevo perso la testa».
Emily Brontë, Cime tempestose
«Non sentirti in colpa se non sai cosa vuoi fare della tua vita. Le persone più interessanti che conosco a ventidue anni non sapevano che fare della loro vita. I quarantenni più interessanti che conosco ancora non lo sanno».
The Big Kahuna
«Ho realizzato che il tempo è maledetto e si diverte a passare per vederci cambiare. Tu invece, mamma, resti uguale, anzi mi sembri anche più bella, sono sicuro che magari tra cent'anni volerai su una stella per brillare sulla Terra».
Tiromancino, Quasi quaranta
«Sarebbe bello una sera poterti riaccompagnare: accompagnarti per certi angoli del presente, che fortunatamente diventeranno curve nella memoria, quando domani ci accorgeremo che non ritorna mai più niente, ma finalmente accetteremo il fatto come una vittoria».
Francesco De Gregori, Viaggi e miraggi
«Timeo Danaos et dona ferentes».
(ovvero, la versione latina di «fidarsi è bene, non fidarsi è meglio»)
Publio Virgilio Marone, Eneide
«Non dire mai: di quest'acqua io non ne bevo. Potresti trovarti nella tinozza senza manco sapere come ci sei entrata».
Michela Murgia, Accabadora
«Chi te l'ha detto? Te l'ha detto il gatto?».
Professor B., seconda liceo classico
«L'uomo è il capo, ma la donna è il collo».
My big fat greek wedding
«Per altre vie, con le mani, le mie, cerco le tue, cerco noi due».
Pierangelo Bertoli, Spunta la luna dal monte
Tutta Saffo, tutto Omero, quasi tutto Marziale, molto di Esiodo e quel che resta di Petronio.
«Cos'è una storia non seria, si scopa ridendo?!».
Santa Maradona
«Venter plenus facile de ieiunio disputat».
(la versione tardoantica e monastica di «sono tutti sodomiti col deretano altrui»)
Sofronio Eusebio Gerolamo, epistola LVIII
«Rosa fresca aulentis[s]ima ch'apari inver' la state, le donne ti disiano, pulzell'e maritate: tràgemi d'este focora, se t'este a bolontate; per te non ajo abento notte e dia, penzando pur di voi, madonna mia».
Cielo d'Alcamo, Rosa fresca aulentissima
«Ho lasciato la mancia al boia, sai quanto mi servisse un orologio Bulova se il tempo lo scandiva la mia tosse; tanto che poi in cambio ottenni acqua, e un sorriso che pensai fosse un rischio persino per lui».
Samuele Bersani, Occhiali rotti
«Entra e fatti un bagno caldo: c'è un accappatoio azzurro, fuori piove un mondo freddo».
Paolo Conte, Via con me
«Ragazzi, lo so che siete stanchi, è la sesta ora anche per me, ma insomma: sempre meglio che lavorare all'Italsider».
Professor P., terza liceo classico
«La cultura è come la marmellata sul pane: meno ne hai, più la spalmi».
Sempre lui