Quando viaggio in treno, di solito, ne approfitto per portarmi avanti con la tesi. Scribacchio qualcosa, oppure leggo qualche libro o articolo che mi può servire, e ogni tanto do un'occhiata fuori e mi godo il panorama. Magari ascoltando qualche canzone rilassante, come questa. Questo pomeriggio, il libro in questione era un tomazzo da circa mezzo migliaio di pagine, per la precisione il secondo di una serie di soli dodici volumi. Se non altro è in francese, poteva andarmi peggio: l'autore avrebbe potuto scrivere, che so, in tedesco, polacco, ostrogoto, babilonese, lineare B. Il titolo, in italiano, suonerebbe più o meno Storia letteraria del movimento monastico nell'antichità.
Appare chiaro che per leggere un libro del genere di domenica pomeriggio (cosa che andrebbe vietata dalla Convenzione di Ginevra) servono una concentrazione sovrumana e uno sforzo di volontà non indifferente, già in condizioni ottimali... figuriamoci su un Minuetto di pochi vagoni, carico di millemila persone, con l'aria condizionata al massimo fuori stagione, che ovviamente si ferma per svariati minuti e per nessun motivo nel Paese delle Coincidenze Perdute. Orbene: salgo a Città Mesopotamia, lotto per un posto, rispondo alle occhiate truci delle ragazzine chic con borsa Luivittòn d'ordinanza rimaste in piedi con uno sguardo di sufficienza del tipo «tzè, gioventù bruciata» e gonfio la pancia (l'effetto incinta-di-tre-mesi funziona quasi sempre), apro il mio bravo librone e mi metto a studiare le ultime novanta pagine.
E invece NO.
No, perché seduta di fronte a me c'è lei, l'Orrida, la Terribile, l'incubo di tutti i viaggiatori, il mostro di Loch Ness dei lettori ferroviari: l'anziana logorroica. Triste chi l'incontra! Presagio di sventura, destino rio! Per catturare la vittima, ella ha un metodo infallibile: getta intorno a sé occhiate furtive, aspettando d'incontrare gli occhi di qualche malcapitato. Mai, mai guardare nella sua direzione: come la mitologica Medusa pietrificava chiunque avesse la sventura d'incrociare il suo sguardo, così l'anziana logorroica considera il contatto visivo come un'autorizzazione a attaccare bottone senza pietà. Allora non importa quanto ti farai vedere scocciato, indaffarato, assonnato o sociopatico: la vecchia non ha alcun pudore, vince il premio Faccia di Bronzo ogni anno dal 1973 e se t'infili le cuffie aumenterà il volume della sua voce fino a sovrastare quello della musica. I discorsi di tale ominide s'inscrivono a pieno titolo nella Fiera del Luogo Comune, andando da «non ci sono più le mezze stagioni» a «ah, questi extracomunitari», passando naturalmente per il delitto Scazzi e per la strage di Novi Ligure (se non altro stavolta si è dimenticata di Cogne... senza offesa: vogliamo lasciarli riposare in pace, quei poveri morti?).
S'intende che questo è il modello base. Per i più fortunati c'è la versione full optional: l'anziana logorroica plus. A differenza dell'altra, quest'ultima è capace di attaccare bottone anche senza aver stabilito un contatto visivo, andando a importunare chi se ne sta per i fatti suoi, e di intavolare e mantenere conversazioni con più compagni di viaggio contemporaneamente, stracciando gli zebedei a tutti quanti.
La mia, ovviamente, era un'anziana logorroica plus.
Ho sopportato pazientemente dicendo addio a un'ora e mezza di studio, ma una soddisfazione ho voluto togliermela: quando ha attaccato con la solita storia degli extracomunitari, ho buttato lì un «guardi, signora, il mio fidanzato viene da {il primo Paese extra-UE che mi è venuto in mente} e, con tutto il rispetto, la prego di non venire a fare questi discorsi con me». In tono anche piuttosto seccato, per essere sicura che ci rimanesse di sasso. E che cavolo!
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