lunedì 3 giugno 2013

Mi sono rotta il cazzo

Dei vicini del piano di sopra che sbattono dal balcone tovaglie tappeti scope vestiti bagnati non centrifugati e quando ti lamenti ti guardano male e vorrebbero ancora avere ragione.

Dei metrosexual che si fingono gay soltanto per avvicinarti e provarci con te anche se sanno che sei fidanzata.

Dei genitori che urlano con bambini indisciplinati che loro per primi non sono stati in grado di educare.

Delle ragazzine con l'iPhone d'ordinanza che non sanno nemmeno che nel nostro Paese siamo al 40% di disoccupazione giovanile, figuriamoci se sanno che cosa capita ai loro coetanei che in altri Paesi muoiono di troppo lavoro per produrre i componenti del loro telefonino del cazzo.

Di quelli che non trovano immorale spendere 700 € per un telefonino del cazzo.

Delle donne che sborsano 60 € per farsi le unghie e poi vanno in giro coi baffi.

Dei ricconi che si comprano il mega-appartamento sul Po e poi si lamentano del rumore ai Murazzi (avevi solo da pensarci prima, pirla).

Di quelli che vivono col timore di sembrare poveri, ostentano tutto ciò che hanno e poi mangiano pane e cipolla e piangono miseria coi parenti, sperando che questi ultimi scuciano qualcosa.

Di quelli che al volante sono convinti di avere sempre ragione perché loro guidano un macchinone e io una Panda del 1996 (prima di ridere della mia auto finite di pagare le rate della vostra).

Delle mamme ultraquarantenni platinate che vanno a prendere i figlioli alla scuola privata, parcheggiano rigorosamente sulle strisce perché fare due passi in più col tacco 12 è troppo faticoso, bloccano la strada e fanno le MILF zoccole col SUV pagato dal marito cornuto.

Di coloro che son tutti pederasti col deretano altrui.

Dei padri che appena gli porti a casa uno straccio di fidanzato ti vedono già sposata, accasata e con quattro figli e pretendono di avere voce in capitolo sul tuo utero.

Delle cugine che indossano uomini come abiti, si ammirano tanto da volersi portare al dito e ti guardano come una povera minorata perché loro-si-sposano-col-primo-mentecatto-che-ci-è-cascato-e-tu-no.

Di quelli che pensano che lo studio sia un comodo parcheggio per gente che non ha voglia di lavorare.

Di coloro che sono andati in pensione con sedici anni, sei mesi e un giorno di contributi previdenziali e si lamentano che «i giovani di oggi sono viziati e vogliono troppo».

Degli uomini che fanno l'amore sempre con lo stesso ritmo forsennato e si stupiscono se dopo un po' non senti più nulla (sai com'è, non è foderata di eternit e titanio, dopo un po' si stanca).

Di quelli che giurano di amarti alla follia ma non si impegnano perché la loro genitrice non è ancora pronta a vederli lasciare il nido...

... e anche di quelli che dopo tre nanosecondi ti presentano mamme, nonne, zie, amici d'infanzia, cani, gatti e canarini (ma che la virtù sta nel mezzo se lo sono dimenticati tutti?).

Della metropolitana di Torino che si blocca sempre dieci minuti prima che parta il mio treno, sempre a tre fermate dalla stazione FS.

Degli scioperi GTT che, guarda caso, cadono sempre di venerdì, tranne oggi che è lunedì e ieri era il 2 giugno, ma è solo una bizzarra coincidenza.

Dei compagni di università che passano gli esami copiando e riescono a prendere meno di quanto hai preso tu onestamente, ma se ne fregano perché tanto si laureano lo stesso e tra qualche mese proveranno comunque a soffiarti il posto al dottorato.

Dei farmacisti e dei gioiellieri che dichiarano di guadagnare meno dei loro dipendenti.

Dei figli dei suddetti farmacisti e gioiellieri che all'università soffiano le borse di studio ai figli dei dipendenti statali che dichiarano anche quante mutande hanno nel cassetto del comodino.

Dei primi ministri che provano a chiudere la stalla dopo che i buoi sono fuggiti e si scusano coi giovani costretti a lasciare il Paese.

Di «scusa», che in fin dei conti è solo una parola come un'altra e non cambia le cose.

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