mercoledì 26 dicembre 2012

Eva e Lilith (di Lerici, di Pontifex e di altre cose)


Esistono sacerdoti per i quali l'appellativo «don», dal latino dominus, «signore», suona stridente. Assai poco di signorile si trova nelle loro esternazioni e nei loro comportamenti, che paiono fatti apposta per allontanare le persone dotate di un minimo di apertura mentale dalla Chiesa. Bastano poche parole buttate con tracotanza, quanto basta d'odio e un pizzico di ignoranza (reale o costruita che sia), e lo scontro è servito. Certe volte viene da pensare che ce la mettano tutta per provocare.
Impiego questo verbo non a caso: proprio sul concetto di provocazione si basano le tesi di Piero Corsi, parroco di Lerici (SP). Stando a quanto scritto su un volantino affisso in chiesa, le donne dovrebbero «fare autocritica» e riconoscere di provocare le reazioni violente degli uomini. Altro che femminicidio. Il succo è: ti picchiano? Colpa tua, ché non guardi i figli e non accudisci la casa come dovresti, passi troppo tempo a lavorare. Ti violentano? Colpa tua, ché hai scoperto troppi centimetri di pelle o hai guardato negli occhi l'uomo sbagliato. Ti uccidono? Dolcezza, te la sei cercata. Beninteso, questa non è solo farina del suo sacco: il Corsi ha ripreso alcuni stralci da un editoriale apparso su Pontifex.Roma, «blog cattolico non secolarizzato» (sic).
La notizia, riportata dal Secolo XIX, è rimbalzata sui maggiori media, provocando sdegno. Non si è fatta attendere la replica di Pontifex.Roma, su cui è apparso un nuovo articolo che si scaglia contro «l'arroganza dei tuttologi» e «la crociata dei pezzenti»: le reazioni indignate sarebbero spropositate e dovute all'ignoranza della dottrina. Viene sbandierata l'affermazione ignoramus et ignorabimus, traducibile grosso modo come «siamo ignoranti e continueremo a esserlo»: peccato che il seguito dell'editoriale sia per la maggior parte un collage di passi estrapolati dalla Summa Theologica di Tommaso d'Aquino, in traduzione (senza uno straccio di testo critico, in lingua originale, su cui verificarla), senza commento. Non esattamente il modo migliore per rischiararci dalle tenebre della peccaminosa ignoranza in cui ci è stato detto che versiamo. Ignoramus et ignorabimus, adesso sì. Inoltre, Tommaso d'Aquino è stato un pensatore, un teologo, un commentatore. Certamente un gigante, ma non la Verità assoluta. Se ci si ritiene cristiani è doveroso studiare le opere dei Padri, ma senza dimenticare che il centro del messaggio cristiano è un altro. Gesù Cristo. Quello va studiato, quello va approfondito, quello va discusso, quello va comunicato. Stop.
Scendiamo, però, dal piano del sacro alla vita quotidiana. Usiamo un po' di semplice buon senso. Dire che le donne lavorano troppo e non badano più alla casa come dovrebbero è una chiara mistificazione: al giorno d'oggi, già si fa fatica a tirare avanti con due stipendi, figuriamoci con uno. Alzi la mano un uomo al quale faccia schifo un'entrata finanziaria supplementare. Quanto ai figli, si fanno in due. Bisognerebbe anche crescerli in due, allora. O forse che, quando non fa comodo, sono soltanto della madre?
Riguardo alla violenza sessuale, liquidarlo col solito «te la sei andata a cercare» è ingiusto, semplicistico, criminale. Non fa bene a nessuno: alle donne, ma anche agli uomini che le rispettano. L'idea di base è: basta un niente perché gli uomini ti saltino addosso, quindi stattene buona e vedrai che non corri rischi. Ma il problema vero è la libertà femminile o la devianza di certi uomini? Siamo alla malattia che cerca di convincere il medico che il problema sia la parte del corpo sana. Se un uomo, attraente finché si vuole, va in giro a torso nudo, nessuno si sogna di aggredirlo, e di certo sarebbe così persino se la sua nudità fosse integrale. Per quale motivo una donna deve avere paura di vestirsi in un certo modo o addirittura di uno sguardo di troppo? E non si tiri fuori il solito discorso di «quelle che vanno in giro vestite come puttane»: se un uomo la pensa in un certo modo (tu sei mia e io faccio di te quello che voglio, quando voglio) puoi indossare una minigonna o una tuta, non cambia nulla. La violenza sessuale non sarà annullata vestendoci di sacco e rinchiudendoci in casa; è necessario estirpare, piuttosto, questo habitus mentale: «faccio di te quel che voglio perché sei una donna, per il semplice fatto che sei donna». Oppure, il che è lo stesso, «per il semplice fatto che ti percepisco come più debole di me». Dicano, i signori di Pontifex, i possessori e garanti della Verità: anche le bambine vittime di violenza provocano? Anche i bambini violentati dai pedofili se la vanno a cercare?
Che cosa insegnerò ai miei figli? A mia figlia insegnerò ad aver paura degli uomini, a rifiutare il contatto con loro o, al contrario, a usare il proprio potere seduttivo per trarne vantaggi, invece che a godersi il dono dell'amore? A mio figlio insegnerò che l'uomo è cacciatore e che è nella sua natura disporre di altre persone a proprio piacimento, anche a prescindere dalla loro volontà? No, non ci sto. Per certuni è comodo affermarlo, per non perdere potere. Ma non è così, e chi sostiene il contrario mente sapendo di mentire.

In giornata il volantino è magicamente sparito dalla bacheca. In compenso, però, Paolo Poggio del GR2 è riuscito a mettersi in contatto con il parroco: questa è la trascrizione della telefonata e qui si sente l'audio.
Domanda: «Lei ha scritto “le donne facciano autocritica, quante volte provocano?” o non l'ha scritto?».
Risposta: «Capisce che se lei una frase la sgancia dal prima e il dopo, può far dire cose molto diverse da quelle che sta dicendo, no?».
D.: «Però questa cosa l'ha scritta?».
R.: «Le ritorno a ripetere quel che ho detto prima, cioè scusi quando lei vede una donna nuda cosa prova? Quali sentimenti prova? Quali reazioni prova?».
D.: «Beh ma questo che c'entra?».
R.: «Non so se è un frocio anche lei o meno, cosa prova quando vede una donna nuda? Non è violenza da parte di una donna mostrarsi in quel modo lì?».
D.: «Senta, ma quindi la sua tesi qual è, che se una donna...».
R.: «No no io non faccio tesi volevo soltanto porre un problema per riflettere, non ho tesi, non ho niente da dire, solo riflettere, non facciamo delle ideologie che poi... allora la saluto mi son stufato».
E riaggancia il telefono.

Allora, cerchiamo di mettere ordine.
Dapprima, il parroco fa una mossa ormai collaudata e molto in voga nel nostro Paese, quella che io chiamo la tattica del «sono stato frainteso». In pratica si dice tutto e il contrario di tutto e poi si sostiene che alcune frasi siano state decontestualizzate e strumentalizzate. Quando ti esprimi in pubblico, però, non sei solo responsabile di quello che dici, ma anche di prevedere come il tuo discorso sarà recepito e di provare a immaginare le reazioni. Troppo comodo tirare il sasso e nascondere la mano.
Poi: quando un uomo vede una donna nuda, o esperisce determinate reazioni (ossia la violenza «provocata» dalla donna stessa? Sorge il dubbio...) oppure è omosessuale. Anzi, è un frocio tout court. In un colpo solo discriminiamo gli omosessuali e trattiamo da bestie incapaci di autocontrollo gli uomini eterosessuali. Fossi un uomo mi offenderei.
Inoltre, il colpo di genio: una donna nuda fa violenza nei confronti di un uomo. Quindi la violenza non è lo stupro, la tortura, l'omicidio: la violenza è tutta femminile, quella dell'uomo è legittima difesa? Forse è un caso, ma qui si torna a un passo di Tommaso d'Aquino citato da Pontifex.Roma: la violenza è condannata, la legittima difesa no. Ora i conti tornano. Nessuno, però, mi toglie l'impressione che un uomo che percepisce la nudità femminile come una violenza abbia seri problemi psichici.
Per finire, sostiene di aver voluto dare solo uno spunto di riflessione. Io questa non la chiamo riflessione, ma intolleranza. Questa sì che è una forma di violenza, un insulto all'intelligenza e alla dignità dell'essere umano, uomo e donna. Bisognerebbe reagire con la massima intransigenza, fare il vuoto intorno a chi la pensa in questo modo e non permettere che possa ricoprire posizioni pubbliche. Quali insegnamenti possono venire dal pulpito di un intollerante? Se fossi una fedele della parrocchia di San Terenzo a Lerici, in questo momento direi una sola cosa, che è la stessa che dico in quanto semplice cristiana: NON IN MIO NOME.

Qualcuno avrebbe dovuto dire al Corsi, portavoce di una mentalità malata, repressa e depravata, una massima molto nota: meglio tacere e sembrare idioti che parlare e fugare ogni dubbio. Evidentemente non la conosceva, oppure ha voluto strafare.

martedì 25 dicembre 2012

Tunak Tunak Tun (e traduzione!)

In occasione della festa della pace e dell'amore (almeno, così dicono), il momento musicale di oggi non può che essere dedicato a una canzone d'amore. Attenzione, però: questa è una love song appartenente a un genere cui non siamo molto abituati, il bhangra pop.


L'artista, Daler Mehndi, viene dall'India, precisamente dalla regione del Punjab. Verso la metà degli anni '90, quando ancora non ha trent'anni, diviene famoso con tre album in punjabi che divengono campioni d'incasso nel mercato indiano.
Siamo nel 1998 quando, alle critiche che lo accusano di dovere la sua popolarità alla sola presenza di affascinanti fanciulle nei video, Mehndi risponde con un video dallo stile molto diverso: quattro suoi cloni, abbigliati in colori diversi a simboleggiare i quattro elementi, danzano e cantano sulle note di una melodia allegra e trascinante. La canzone, Tunak tunak tun, ottiene un successo senza precedenti. Basta dare un'occhiata su Youtube per vedere quante, negli anni, sono state le sue parodie.
Mehndi è ancora in attività, è stato in tour negli USA e oltre che come cantante e attore è impegnato anche in opere filantropiche, ma Tunak è ancora il suo più grande successo. Chi si aspettava che una canzone bhangra pop in punjabi potesse viaggiare sull'ordine dei trenta milioni di visualizzazioni su Youtube?

Visto che non ho trovato una traduzione in italiano del testo, ci provo io. Prima, però, se non avete ancora avuto il piacere di ascoltare questa canzone e di guardare il video, filate su Youtube! Ve lo consiglio, perché merita davvero :-)

Dholna, vaje toombe vali taar
sun dil di pukar
aaja kar liye pyaar
dholna


Amore mio, le corde della toomba (1) suonano
ascolta ciò che dice il cuore
vieni qui e amami
amore mio

Duniya yaara rang-birangi
na eh bhaidi na eh changi


Il mondo è pieno di colori
non è né buono né cattivo

Sun yaara bole iktaara
Mehndi Da Yaaraa


Ascolta ciò che dice l'iktaara (2),
amore di Mehndi

Dholna kadeh mere naal hass
mainu dil wali dass
nahin taan teri meri bass
dholna


Amore mio, vieni e sorridi con me
dimmi che cosa c'è nel tuo cuore
altrimenti sarà finita tra te e me
amore mio

Dholna tu chann main chakor
saade warga na hor
rabb hath saadi dor
dholna

Amore mio, tu sei la luna e io il chakor (3)
non c'è nessuno come noi
la nostra vita è nelle mani di Dio,
amore mio

Note:
1- la toomba è uno strumento a corde tipico del Punjab, che si suona con le dita o con un plettro
2- anche l'iktaara è uno strumento a corde (sarebbe più corretto dire a corda, visto che ce n'è solo una); da questa è derivata la toomba
3- il chakor (Alectoris chukar) è un piccolo volatile, simile alla pernice rossa; una leggenda sostiene che sia innamorato della luna.

Adesso che conoscete la storia di Tunak, buone danze a tutti! E, naturalmente, buon Natale.

giovedì 20 dicembre 2012

L'eccezione alla regola

Ci ho pensato: è vero che, come ho scritto qui, il correttore è il migliore amico di una donna; è però altrettanto vero che l'atto di emancipazione massima è non truccarsi. Soprattutto dopo una serata vagamente alcolica, aver dormito quattro ore e aver preso lo spigolo del pensile in cucina con la testa.

Christmas time

Ora, partiamo dal presupposto che io odio il Natale.

Provo tutti gli anni a farmelo piacere, ma puntualmente verso la metà di dicembre mi sono già stancata di persone sull'orlo di una crisi di nervi, armate di coltello tra i denti e pronte a vendere la propria madre per comprare un regalo.
Sabato scorso, per esempio, mi sono ritrovata un tizio che inveiva contro di me e un'altra ragazza perché eravamo andate a pagare alla cassa appena aperta e, quindi, ancora non satura di persone. Ma insomma, testa di rapanello, è tanto difficile da capire che se aprono una cassa sarà perché la gente ci vada a pagare e non ci sia una coda da venti fantastiliardi di persone a un solo sportello? Per evitare lo scontro ho fatto la finta tonta, gli ho ceduto il posto e mi sono anche beccata le scuse del personale. Mi sono limitata a commentare: «meno male che a Natale si è tutti più buoni, dovrebbero risparmiare i soldi dei regali e usarli per l'analista».

Altro motivo per cui odio il Natale sono le cene di Natale. Mi limito a parlare di quelle con gli amici, ché per i parenti servirebbe un post a parte.
Tifavo Maya anche perché quest'anno speravo di scamparla, ma gli amici sono stati più furbi: la cena è stata anticipata a ieri sera, il 19. Dannazione. Coinqui C, che ormai non è più una Coinqui e vive col suo attuale boyfriend, ha invitato tutti da lei. E vabè, ci tocca, on y va.
Coinqui C è una bravissima ragazza, una cara amica, le sarò sempre riconoscente perché mi ha fatto conoscere l'uomo di cui mi sono innamorata (l'intento non era quello, diciamo che ci siamo fatti prendere la mano), ma ha un difettuccio: il braccino corto.
Per quanto i tuoi regali possano essere «dei pensierini», di fronte ai suoi farai sempre la figura della persona facoltosa. Per quanto tu possa iniziare le tue cene schermendoti con un «ma no, ho cucinato solo due cosine», saranno sempre pasti luculliani al confronto con le sue. Non è cattiveria, è solo che la fanciulla (magra, tonica, longilinea, etc) non è abituata a cucinare per tante persone e tende a sottostimare l'appetito altrui.
C'è poi da considerare che noi viviamo in Piemonte, ove la religione più praticata da tempi immemorabili è senza dubbio l'Antipastesimo. Il settimo giorno, Dio creò l'antipasto. L'antipasto è un'arte, una scienza. Un pranzo o una cena in compagnia che non preveda almeno tre antipasti e la scansione primo - secondo - contorno - dolce - caffè - pussacafè (deformazione gianduiotta: in italiano ammazzacaffè, in francese pousse-café) non è degno di essere definito tale. Si potrà dunque comprendere il mio stupore, quando alla frase di circostanza «spero sia tutto, sono già piena con gli antipasti» mi è stato risposto: «no, c'è anche la torta!». Ho pensato: è uno scherzo. Insomma, se gli anti-pasti si chiamano così è perché vengono prima (dal greco ἀντί/antí, latino ante) del pasto vero e proprio. Non è difficile. Una cena di soli antipasti non è una cena, è un aperitivo.
Morale della favola: ho mangiato poco e, di conseguenza, il poco alcol che ho assunto è andato subito in circolo.

Odio il Natale e non berrò mai più un sorso di Pinot grigio in vita mia.

martedì 18 dicembre 2012

L'elefante

Una poesia, non molto conosciuta, sull'assurdità della guerra. Di tutte le guerre.

«Scavate: troverete le mie ossa
assurde in questo luogo pieno di neve.
Ero stanco del carico e del cammino
e mi mancavano il tepore e l'erba.
Troverete monete ed armi puniche
sepolte dalle valanghe: assurdo, assurdo!
Assurda è la mia storia e la Storia:
che mi importavano Cartagine e Roma?
Ora il mio bell'avorio, nostro orgoglio,
nobile, falcato come la luna,
giace in schegge tra i ciotoli del torrente:
non era fatto per trafiggere usberghi
ma per scavare radici e piacere alle femmine.
Noi combattiamo solo per le femmine,
e saviamente, senza spargere sangue.
Volete la mia storia? È breve.
L'indiano astuto mi ha allettato e domato,
l'egizio m'ha impastoiato e venduto,
il fenicio m'ha ricoperto d'armi
e m'ha imposto una torre sulla groppa.
Assurdo fu che io, torre di carne,
invulnerabile, mite e spaventoso,
costretto fra queste montagne nemiche,
scivolassi sul ghiaccio vostro mai visto.
Per noi, quando si cade, non c'è salvezza.
Un orbo audace m'ha cercato il cuore
a lungo, con la punta della lancia.
A queste cime livide nel tramonto
ho lanciato il mio inutile
barrito moribondo: "Assurdo, assurdo"».

Primo Levi, L'elefante.

lunedì 17 dicembre 2012

Novecento

«A me m'ha sempre colpito questa faccenda dei quadri. Stanno su per anni, poi senza che accada nulla, ma nulla dico, fran, giù, cadono. Stanno lì attaccati al chiodo, nessuno gli fa niente, ma loro a un certo punto, fran, cadono giù, come sassi. Nel silenzio più assoluto, con tutto immobile intorno, non una mosca che vola, e loro, fran.
Non c'è una ragione. Perché proprio in quell'istante? Non si sa. Fran.
Cos'è che succede a un chiodo per farlo decidere che non ne può più? C'ha un'anima, anche lui, poveretto? Prende delle decisioni? Ne ha discusso a lungo col quadro, erano incerti sul da farsi, ne parlavano tutte le sere, da anni, poi hanno deciso una data, un'ora, un minuto, un istante, è quello, fran.
O lo sapevano già dall'inizio, i due, era già tutto combinato, guarda io mollo tutto fra sette anni, per me va bene, okay allora intesi per il 13 maggio, okay, verso le sei, facciamo sei meno un quarto, d'accordo, allora buona notte, 'notte. Sette anni dopo, 13 maggio, sei meno un quarto: fran. Non si capisce.

È una di quelle cose che è meglio che non ci pensi, se no ci esci matto. Quando cade un quadro. Quando ti svegli, un mattino, e non la ami più. Quando apri il giornale e leggi: è scoppiata la guerra. Quando vedi un treno e pensi: io devo andarmene da qui. Quando ti guardi allo specchio e ti accorgi che sei vecchio».


sabato 15 dicembre 2012

A pensar male si fa peccato

Implacabile e indesiderato come la terza rata dell'IMU, arriva il momento-serietà. Sento qualcosa che mi opprime lo stomaco, e non sono le arancine gentilmente offerte dagli amici palermitani in occasione di santa Lucia (tanti auguri a me). Di cose su cui avrei da dire ce ne sarebbe un mucchio, ma per ovvi motivi di spazio e di tempo devo sceglierne alcune.

Primo. Nella Giornata Mondiale della Pace, la massima autorità della Chiesa Romana Cattolica e Apostolica comunica al mondo che l'eutanasia, l'aborto e le nozze omosessuali sono «una ferita grave inflitta alla giustizia e alla pace». Sic.
Ora, non posso definirmi una detrattrice a priori della persona in questione, ma nemmeno una fan sfegatata. Di Benny Sixteen apprezzo la cultura e la maggiore sobrietà mediatica rispetto al suo predecessore. Si tratta, però, di sola forma. Sui contenuti, molto spesso non potrei essere in maggiore disaccordo.
In un momento del genere, con tutto quello che sta accadendo (dalla guerra in Siria alla peggior crisi economica dalla Seconda Guerra Mondiale, passando per fame, sfruttamenti, gente che si uccide perché non sa più che cosa mettere in tavola ai figli e gente che spara all'impazzata in una scuola elementare e uccide venti bambini), siffatte esternazioni sono un'offesa all'intelligenza e alla dignità umana.
Sarebbero questi, i veri problemi del mondo? Permettere a chi soffre terribilmente di andarsene in pace? Fare sì che donne che compiono una scelta difficilissima non debbano anche affrontare il peso supplementare di essere trattate da assassine? Oppure lasciare che chiunque possa amare chi vuole, fino in fondo, con tutti i diritti e i doveri civili che ne conseguono? Povera illusa, io pensavo che la pace fosse messa a rischio da questa maledetta guerra tra poveri che da un po' di tempo a questa parte conosciamo tutti e che si è andata a sommare a tutte le altre guerre. Nonostante l'età, non imparo proprio a non essere idealista.

Come corollario al punto precedente, Benny Sixteen non si risparmia e ci delizia con la benedizione alla portaparola del Parlamento ugandese, incidentalmente promotrice della riforma dell'attuale legge contro omosessualità e bisessualità. Se la riforma andrà in porto, le pene per questi "reati" andranno dall'ergastolo alla morte. Inutile dire che si è sollevato un vespaio, tanto più che la signora fa parte della genìa di coloro che pretendono di estrapolare passi evangelici per dimostrare che l'amore non eterosessuale è «contro natura» e «va contro il volere di Dio».
C'è chi ha detto: Lucy, sei tu che pensi male, benedire non equivale a dare un appoggio, il contenuto del colloquio non si sa, anche Gesù pranzava coi peccatori ma non per questo peccava con loro. Ora, mettiamoci bene in testa che di Gesù ce n'è stato (per chi ci crede) uno, e sfido chiunque a trovare un individuo in grado di comportarsi con l'esatta rettitudine attribuitagli dai vangeli. La vita di Gesù dev'essere una spinta a comportarsi meglio, non un alibi per le nostre mancanze. Inoltre, cosa che ad alcuni sembra essere sfuggita, Gesù non era il capo di una delle più importanti e note istituzioni del pianeta. Benedetto XVI sì. Piaccia o no, qualunque sua azione ha un significato politico, oltre che religioso. Non può non sapere che un atto del genere può essere agevolmente interpretato come una precisa presa di posizione, soprattutto dopo le sue ultime esternazioni.
Su un'altra cosa, però, vorrei soffermarmi. L'espressione «contro natura», scientificamente e anche logicamente, è una balla colossale. Come fa a essere contro natura una cosa che esiste in natura? C'è, è presente tra gli animali e noi non facciamo eccezione, punto. Un gatto con la testa di Pamela Anderson e tre antennine verdi sulla pancia, casomai, è contro natura, sempre che non lo trovino mai. Se scopriranno che esiste, non sarà contro natura nemmeno lui.
Quanto al famigerato «volere di Dio», una cosa soltanto: BASTA. Sfido chiunque a trovare un passo nei vangeli, uno solo, che condanni l'omosessualità. Ma questi individui hanno letto davvero i vangeli? Troppo comodo dirsi cristiani accontentandosi della predica della domenica. Non sono protestante, ma quella cultura ci ha regalato una grande conquista: libero esame e sola Scriptura. Bisogna leggerli, i testi, studiarli a fondo. Me l'ha insegnato san Gerolamo, che nel lontano 394 scriveva, a proposito di quello che reputava un errore molto grave, parole di una modernità sconcertante: «qualunque cosa dicano la considerano legge di Dio e non si degnano di sapere che cosa intendessero i profeti, che cosa gli apostoli, ma adattano testimonianze bibliche che non c'entrano nulla alle proprie idee, come se fosse una nobile maniera espositiva, e non la peggiore, alterare i contenuti e trascinare a proprio piacimento una Scrittura che recalcitra» (Hier. epist. 53, 7). Troppo comodo giustificare le peggiori nefandezze con il volere di Dio. «Dio lo vuole», Deus vult: ma COSA? Se esiste un Dio, mi piace pensare che voglia l'esatto contrario di quello che dicano loro. Un dio che volesse la discriminazione, l'intolleranza e la morte di persone che vivono diversamente dalle altre non sarebbe un dio, ma un demonio. Oltre a essere, beninteso, una palese contraddizione in termini con la divinità di amore e pace in cui si dice di credere.

Buona Novella, questa sconosciuta...

domenica 9 dicembre 2012

Buoni propositi

L'anno nuovo si avvicina.
Per la verità sono fortemente tentata di tifare Maya, asteroide e compagnia bella, ma mettiamo che anche stavolta non succeda nulla? Sempre meglio premunirsi e stilare, come sempre, una lista di buoni propositi da buttare in caciara entro metà gennaio.

Visto che di buone intenzioni è lastricata la via dell'inferno, quest'anno ho deciso di cambiare: non provo neanche a scrivere cose del tipo «andrò a correre tutti i giorni», «eviterò di friggere le patatine nel burro» o «scriverò trenta pagine di tesi al giorno» (per la gioia del mio relatore, il quale già sostiene che io scriva troppo). Complice l'approssimarsi del compleanno di Jesus Christ, la mia lista per il 2013 sarà una via di mezzo tra una letterina a Babbo Natale e una wishlist zeppa di cose assolutamente irrealizzabili, ma che in fondo ho sempre sognato.
Allora, cominciamo. Per Natale e l'anno venturo vorrei:
- avere improvvisamente una voce bellissima e cantare in modo meravigliosamente sexy. Una di quelle voci che quando le senti non puoi invidiare chi le possiede, ma solo cedere le armi. La voce di Antonella Ruggiero quando cantava Solo tu con i Matia Bazar, per intenderci.
- svegliarmi e avere le gambe più lunghe di 10 cm. Mia madre mi adorerebbe, perché non l'assillerei più chiedendole di accorciarmi tutti i pantaloni. Il mio beneamato mi adorerebbe, perché non mi lamenterei più di essere una puffa. Idem con patate per i miei amici. In poche parole, mi adorerebbero tutti e alla mia autostima gioverebbe non poco.
- inventare e brevettare una cucina autopulente. Risparmierei tempo e farei la felicità delle massaie (e dei massai, perché no?) di tutto il mondo, oltre che un pacco di soldi.
- discutere la tesi in maniera strepitosa, sentirmi dire «dottoressa, 110 punti sono pochi per il suo lavoro, in suo onore abbiamo introdotto 5 punti supplementari»!», laurearmi con 115 e lode, dignità di stampa e trovare subito qualcuno che sia effettivamente disposto a cacciare la grana e pubblicare le mie sudate carte. Il bacio accademico lo lascio a qualcun altro, tanto in università da noi sono tutti bruttini.
- (segue dal punto precedente) festeggiare degnamente la laurea magistrale: folle oceaniche che inneggiano al mio nome, mio padre che si dimentica di detestarmi perché ho scelto di non laurearmi sei mesi in anticipo con l'acqua alla gola, un paio di legioni romane che mi portano in trionfo urlando hominem te memento, memento mori («ricordati che sei umana, ricordati che devi morire») e io che rispondo «sì, MO' ME LO SEGNO», Giulio Cesare che risorge per l'occasione, Pericle anche. Per non parlare di Alessandro Magno, che mi sussurra in greco antico che Rossane non è nessuna in confronto a me e col quale trascorro una fugace ma intensissima notte d'amòr. Risorge anche Freddie Mercury, i R.E.M. si riuniscono, ma sì mettiamoci in mezzo anche Pavarotti: tutti insieme fanno un concerto indimenticabile nel giardino di casa dei miei e io, che ho nel frattempo acquisito la voce di Antonella Ruggiero, canto con loro.
- aprire una scuola, usando i soldi guadagnati col brevetto della cucina autopulente. Ovviamente s'iscrivono ventordicimila persone in un batter d'occhio e ho il lavoro assicurato per i secoli dei secoli.
- inventare una macchina del tempo, andare nel Trecento e chiedere a Dante che cosa diamine si fosse fumato.
- avere un'intuizione geniale, scrivere uno studio eccezionale e beccarmi in men che non si dica una cattedra nella mia materia.
- avere un angelo che tutte le mattine mi porta la colazione a letto, mi massaggia i piedi e il collo, mi racconta come vanno le cose dall'altra parte (in latino, così mi esercito). Visto che è un angelo avrà una voce celestiale, per cui dovrà anche cantare per me: mi raccomando, però, Symbolum '77, qualsiasi altra canzone di chiesa e l'intero repertorio di Céline Dion sono off limits, altrimenti diventa tutto troppo prevedibile.
- fare un colpo di Stato in Vaticano e diventare PAPA. Sbattere fuori dalla Chiesa i pedofili, i ladri, i mafiosi e i criminali. Aprire al sacerdozio e all'episcopato femminile, alle coppie di fatto, al mondo LGBT, abolire l'obbligo del celibato ecclesiastico e cambiare dall'interno quel che non va, invece di prendermela con chi non fa nulla di male per insignificanti problemi autoinventati.
- da papa, ordinare un restyling delle divise delle Guardie Svizzere. Comprarmi la Svizzera. Comprarmi tutte le fabbriche di cioccolato della Svizzera. Prometto però che userei i proventi della vendita del cioccolato per fini etici.
- sposarmi, senza però dover presentare il mio beneamato a nessuno. Niente pranzo di nozze con millanta miliardi di parenti miei e suoi, niente strascico di mattina che è la quintessenza della tamarrìa, niente soldi da spendere in cazzi inutili come il suddetto pranzo, le partecipazioni e le bomboniere.
- abolire i suoceri. Siete i genitori di vostro figlio, ok, ma che nessuno venga a rompermi le scatole su come vivo o che cosa faccio con lui. MAI!

mercoledì 5 dicembre 2012

Senza titolo #2

Bianco, come chiamate le morti sul lavoro.
Rosso, come il mio conto dopo essermi pagata gli studi.
Rosa, come il fiocco che vorrei appendere senza paura di restare a casa.
Nero, come l'unico lavoro che mi viene proposto.
Verde, come l'ambiente che ogni giorno distruggete.

La mia rabbia ha molti colori...

Coffee!


No words.

sabato 1 dicembre 2012

Piemontesi, falsi e cortesi

Primo Dicembre.
Apro gli occhi sul mondo e:
- Mi ricordo che NON devo andare a lavorare perché una cliente mi ha dato buca con un sms ieri sera alle 23:37. Ma porca...! Di sicuro lo sapevi già prima, quindi perché accidenti ti sei svegliata a mezzanotte meno venti a dirmi che è completamente inutile che mi sbatta per 100 km per raggiungerti?
- La lampadina della cucina è fulminata da ieri sera e Coinqui GL era troppo impegnata col suo nuovo moroso per cambiarla. Certo. Se la mettiamo su questo piano, col cavolo che la cambio io. Per me, lunedì possiamo essere ancora al buio.
- Faccio finta di tirare un calcetto scherzoso al mio fidanzato e lui, serissimo, mi stende con una mossa di Krav Maga che mi lascia con uno stinco in meno. Senti, pezzo di deficiente, peso cinquanta chili e tu venti in più: mettiti bene in testa che io non riesco a farti male e che se anche ci riuscissi non lo farei comunque, e le tue mossettine da agente del Mossad infilatele su per dove puoi immaginare!



Ecco, se avessi ascoltato il mio istinto avrei risposto più o meno questo.
Si ha un bel dire che i piemontesi siano «falsi e cortesi», ma guardiamo le cose da un'altra prospettiva: se dicessimo quel che davvero pensiamo, finiremmo per litigare con mezzo mondo. E la mia adorata Lucy Van Pelt, alla gente, sta simpatica solo sulle strisce dei Peanuts.