Esistono sacerdoti per i quali
l'appellativo «don», dal latino dominus, «signore», suona
stridente. Assai poco di signorile si trova nelle loro esternazioni e
nei loro comportamenti, che paiono fatti apposta per allontanare le
persone dotate di un minimo di apertura mentale dalla Chiesa. Bastano
poche parole buttate con tracotanza, quanto basta d'odio e un pizzico
di ignoranza (reale o costruita che sia), e lo scontro è servito.
Certe volte viene da pensare che ce la mettano tutta per provocare.
Impiego questo verbo non a caso:
proprio sul concetto di provocazione si basano le tesi di Piero
Corsi, parroco di Lerici (SP). Stando a quanto scritto su un
volantino affisso in chiesa, le donne dovrebbero «fare autocritica»
e riconoscere di provocare le reazioni violente degli uomini.
Altro che femminicidio. Il succo è: ti picchiano? Colpa tua, ché
non guardi i figli e non accudisci la casa come dovresti, passi
troppo tempo a lavorare. Ti violentano? Colpa tua, ché hai scoperto
troppi centimetri di pelle o hai guardato negli occhi l'uomo
sbagliato. Ti uccidono? Dolcezza, te la sei cercata. Beninteso,
questa non è solo farina del suo sacco: il Corsi ha ripreso alcuni
stralci da un editoriale apparso su Pontifex.Roma, «blog cattolico
non secolarizzato» (sic).
La notizia, riportata dal Secolo
XIX, è rimbalzata sui maggiori media, provocando sdegno.
Non si è fatta attendere la replica di Pontifex.Roma, su cui è
apparso un nuovo articolo che si scaglia contro «l'arroganza dei
tuttologi» e «la crociata dei pezzenti»: le reazioni indignate
sarebbero spropositate e dovute all'ignoranza della dottrina. Viene
sbandierata l'affermazione ignoramus et ignorabimus,
traducibile grosso modo come «siamo ignoranti e continueremo
a esserlo»: peccato che il seguito dell'editoriale sia per la
maggior parte un collage di passi estrapolati dalla Summa
Theologica di Tommaso d'Aquino, in traduzione (senza uno straccio
di testo critico, in lingua originale, su cui verificarla), senza
commento. Non esattamente il modo migliore per rischiararci dalle
tenebre della peccaminosa ignoranza in cui ci è stato detto che
versiamo. Ignoramus et ignorabimus, adesso sì. Inoltre,
Tommaso d'Aquino è stato un pensatore, un teologo, un commentatore.
Certamente un gigante, ma non la Verità assoluta. Se ci si ritiene
cristiani è doveroso studiare le opere dei Padri, ma senza
dimenticare che il centro del messaggio cristiano è un altro. Gesù
Cristo. Quello va studiato, quello va approfondito, quello va
discusso, quello va comunicato. Stop.
Scendiamo, però, dal piano del sacro
alla vita quotidiana. Usiamo un po' di semplice buon senso. Dire che
le donne lavorano troppo e non badano più alla casa come dovrebbero
è una chiara mistificazione: al giorno d'oggi, già si fa fatica a
tirare avanti con due stipendi, figuriamoci con uno. Alzi la mano un
uomo al quale faccia schifo un'entrata finanziaria supplementare.
Quanto ai figli, si fanno in due. Bisognerebbe anche crescerli in
due, allora. O forse che, quando non fa comodo, sono soltanto della
madre?
Riguardo alla violenza sessuale,
liquidarlo col solito «te la sei andata a cercare» è ingiusto,
semplicistico, criminale. Non fa bene a nessuno: alle donne, ma anche
agli uomini che le rispettano. L'idea di base è: basta un niente
perché gli uomini ti saltino addosso, quindi stattene buona e vedrai
che non corri rischi. Ma il problema vero è la libertà femminile o
la devianza di certi uomini? Siamo alla malattia che cerca di
convincere il medico che il problema sia la parte del corpo sana. Se
un uomo, attraente finché si vuole, va in giro a torso nudo, nessuno
si sogna di aggredirlo, e di certo sarebbe così persino se la sua
nudità fosse integrale. Per quale motivo una donna deve avere paura
di vestirsi in un certo modo o addirittura di uno sguardo di troppo?
E non si tiri fuori il solito discorso di «quelle che vanno in giro
vestite come puttane»: se un uomo la pensa in un certo modo (tu
sei mia e io faccio di te quello che voglio, quando voglio) puoi
indossare una minigonna o una tuta,
non cambia nulla. La violenza sessuale non sarà annullata vestendoci
di sacco e rinchiudendoci in casa; è necessario estirpare,
piuttosto, questo habitus mentale: «faccio
di te quel che voglio perché sei una donna, per il
semplice fatto che sei donna». Oppure, il che è lo stesso, «per
il semplice fatto che ti percepisco come più debole di me».
Dicano, i signori di Pontifex, i possessori e garanti della Verità:
anche le bambine vittime di violenza provocano? Anche i bambini
violentati dai pedofili se la vanno a cercare?
Che cosa insegnerò ai miei figli? A
mia figlia insegnerò ad aver paura degli uomini, a rifiutare il
contatto con loro o, al contrario, a usare il proprio potere
seduttivo per trarne vantaggi, invece che a godersi il dono
dell'amore? A mio figlio insegnerò che l'uomo è cacciatore e che è
nella sua natura disporre di altre persone a proprio piacimento,
anche a prescindere dalla loro volontà? No, non ci sto. Per certuni
è comodo affermarlo, per non perdere potere. Ma non è così, e chi
sostiene il contrario mente sapendo di mentire.
In giornata il volantino è magicamente
sparito dalla bacheca. In compenso, però, Paolo Poggio del GR2 è
riuscito a mettersi in contatto con il parroco: questa è la
trascrizione della telefonata e qui si sente l'audio.
Domanda: «Lei ha scritto “le donne
facciano autocritica, quante volte provocano?” o non l'ha
scritto?».
Risposta: «Capisce che se lei una
frase la sgancia dal prima e il dopo, può far dire cose molto
diverse da quelle che sta dicendo, no?».
D.: «Però questa cosa l'ha scritta?».
R.: «Le ritorno a ripetere quel che ho
detto prima, cioè scusi quando lei vede una donna nuda cosa prova?
Quali sentimenti prova? Quali reazioni prova?».
D.: «Beh ma questo che c'entra?».
R.: «Non so se è un frocio anche lei
o meno, cosa prova quando vede una donna nuda? Non è violenza da
parte di una donna mostrarsi in quel modo lì?».
D.: «Senta, ma quindi la sua tesi qual
è, che se una donna...».
R.: «No no io non faccio tesi volevo
soltanto porre un problema per riflettere, non ho tesi, non ho niente
da dire, solo riflettere, non facciamo delle ideologie che poi...
allora la saluto mi son stufato».
E riaggancia il telefono.
Allora, cerchiamo di mettere ordine.
Dapprima, il parroco fa una mossa ormai
collaudata e molto in voga nel nostro Paese, quella che io chiamo la
tattica del «sono stato frainteso». In pratica si dice tutto e il
contrario di tutto e poi si sostiene che alcune frasi siano state
decontestualizzate e strumentalizzate. Quando ti esprimi in pubblico,
però, non sei solo responsabile di quello che dici, ma anche di
prevedere come il tuo discorso sarà recepito e di provare a
immaginare le reazioni. Troppo comodo tirare il sasso e nascondere la
mano.
Poi: quando un uomo vede una donna
nuda, o esperisce determinate reazioni (ossia la violenza «provocata»
dalla donna stessa? Sorge il dubbio...) oppure è omosessuale. Anzi,
è un frocio tout court. In un colpo solo discriminiamo gli
omosessuali e trattiamo da bestie incapaci di autocontrollo gli
uomini eterosessuali. Fossi un uomo mi offenderei.
Inoltre, il colpo di genio: una donna
nuda fa violenza nei confronti di un uomo. Quindi la violenza non è
lo stupro, la tortura, l'omicidio: la violenza è tutta femminile,
quella dell'uomo è legittima difesa? Forse è un caso, ma qui si
torna a un passo di Tommaso d'Aquino citato da Pontifex.Roma: la
violenza è condannata, la legittima difesa no. Ora i conti tornano.
Nessuno, però, mi toglie l'impressione che un uomo che percepisce la
nudità femminile come una violenza abbia seri problemi psichici.
Per finire, sostiene di aver voluto
dare solo uno spunto di riflessione. Io questa non la chiamo
riflessione, ma intolleranza. Questa sì che è una forma di
violenza, un insulto all'intelligenza e alla dignità dell'essere
umano, uomo e donna. Bisognerebbe reagire con la massima
intransigenza, fare il vuoto intorno a chi la pensa in questo modo e
non permettere che possa ricoprire posizioni pubbliche. Quali
insegnamenti possono venire dal pulpito di un intollerante? Se fossi
una fedele della parrocchia di San Terenzo a Lerici, in questo
momento direi una sola cosa, che è la stessa che dico in quanto
semplice cristiana: NON IN MIO NOME.
Qualcuno avrebbe dovuto dire al Corsi,
portavoce di una mentalità malata, repressa e depravata, una massima
molto nota: meglio tacere e sembrare idioti che parlare e fugare ogni
dubbio. Evidentemente non la conosceva, oppure ha voluto strafare.






