Ora, partiamo dal presupposto che io odio il Natale.
Provo tutti gli anni a farmelo piacere, ma puntualmente verso la metà di dicembre mi sono già stancata di persone sull'orlo di una crisi di nervi, armate di coltello tra i denti e pronte a vendere la propria madre per comprare un regalo.
Sabato scorso, per esempio, mi sono ritrovata un tizio che inveiva contro di me e un'altra ragazza perché eravamo andate a pagare alla cassa appena aperta e, quindi, ancora non satura di persone. Ma insomma, testa di rapanello, è tanto difficile da capire che se aprono una cassa sarà perché la gente ci vada a pagare e non ci sia una coda da venti fantastiliardi di persone a un solo sportello? Per evitare lo scontro ho fatto la finta tonta, gli ho ceduto il posto e mi sono anche beccata le scuse del personale. Mi sono limitata a commentare: «meno male che a Natale si è tutti più buoni, dovrebbero risparmiare i soldi dei regali e usarli per l'analista».
Altro motivo per cui odio il Natale sono le cene di Natale. Mi limito a parlare di quelle con gli amici, ché per i parenti servirebbe un post a parte.
Tifavo Maya anche perché quest'anno speravo di scamparla, ma gli amici sono stati più furbi: la cena è stata anticipata a ieri sera, il 19. Dannazione. Coinqui C, che ormai non è più una Coinqui e vive col suo attuale boyfriend, ha invitato tutti da lei. E vabè, ci tocca, on y va.
Coinqui C è una bravissima ragazza, una cara amica, le sarò sempre riconoscente perché mi ha fatto conoscere l'uomo di cui mi sono innamorata (l'intento non era quello, diciamo che ci siamo fatti prendere la mano), ma ha un difettuccio: il braccino corto.
Per quanto i tuoi regali possano essere «dei pensierini», di fronte ai suoi farai sempre la figura della persona facoltosa. Per quanto tu possa iniziare le tue cene schermendoti con un «ma no, ho cucinato solo due cosine», saranno sempre pasti luculliani al confronto con le sue. Non è cattiveria, è solo che la fanciulla (magra, tonica, longilinea, etc) non è abituata a cucinare per tante persone e tende a sottostimare l'appetito altrui.
C'è poi da considerare che noi viviamo in Piemonte, ove la religione più praticata da tempi immemorabili è senza dubbio l'Antipastesimo. Il settimo giorno, Dio creò l'antipasto. L'antipasto è un'arte, una scienza. Un pranzo o una cena in compagnia che non preveda almeno tre antipasti e la scansione primo - secondo - contorno - dolce - caffè - pussacafè (deformazione gianduiotta: in italiano ammazzacaffè, in francese pousse-café) non è degno di essere definito tale. Si potrà dunque comprendere il mio stupore, quando alla frase di circostanza «spero sia tutto, sono già piena con gli antipasti» mi è stato risposto: «no, c'è anche la torta!». Ho pensato: è uno scherzo. Insomma, se gli anti-pasti si chiamano così è perché vengono prima (dal greco ἀντί/antí, latino ante) del pasto vero e proprio. Non è difficile. Una cena di soli antipasti non è una cena, è un aperitivo.
Morale della favola: ho mangiato poco e, di conseguenza, il poco alcol che ho assunto è andato subito in circolo.
Odio il Natale e non berrò mai più un sorso di Pinot grigio in vita mia.
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